Hojo Fan City

 

 

 

Data File

Rated G - Prosa

 

Autore: fire

Status: In corso

Serie: City Hunter

 

Total: 18 capitoli

Pubblicato: 06-09-08

Ultimo aggiornamento: 09-09-08

 

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RomanceSongfic

 

Riassunto: Kaori lo guardò negli occhi incredula. Gli stessi fotogrammi passavano veloci nella sua mente, ripetendosi all'infinito. Dopo di che si girò ed abbandonò correndo la chiesa con l'enorme stupore di tutti mentre salate lacrime solcavano il suo viso e nell'andarsene perse pure il velo col diadema. Mentre ripensava alla notte in cui lei e Ryo avevano fatto l'amore per la prima volta. Alle emozioni che aveva provato. Quella stessa notte in cui lui le aveva dichiarato il suo amore e le aveva chiesto di sposarla. Ora, tutti quei ricordi offuscati dagli attimi di dolore più intensi che avesse mai provato in vita sua. Come se il suo cuore si fosse atrofizzato. In un'unica strettissima e lacerante morsa di gelo.

 

Disclaimer: I personaggi di "Morsa di gelo" sono proprietà esclusiva di Tsukasa Hojo, quelli appartenti al manga. Mentre quelli inventanti frutto della mia fantasia, sono di mia proprietà. Così come le locations fuori dal Manga originale.

 

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   Fanfiction :: Morsa di gelo

 

Capitolo 10 :: 10. Avere due padri

Pubblicato: 06-09-08 - Ultimo aggiornamento: 06-09-08

 


Capitolo: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18


 

Santa Ana Maya, 21 Luglio 1985  

 

- 10 - AVERE DUE PADRI  

 

Ora le lacrime che non aveva mai versato in presenza degli altri, scendevano ancora più copiose senza arrestarsi. Perchè stavolta non voleva fermare il suo dolore. Perchè stavolta non voleva far finta di non soffrire. Perchè stavolta non voleva far finta di essere «un duro», di mostrarsi freddo ed implacabile come di solito era sul campo di battaglia. Come di solito era, quando stava per uccidere un nemico.  

 

«Non guardarlo mai negli occhi nel momento in cui premi il grilletto...» Questo gli aveva insegnato suo padre: «...poichè se lo guardi negli occhi, quegli occhi, ti rimarranno stampati a fuoco nella tua mente impedendoti di continuare ad uccidere ancora. Giorno dopo giorno. E tu non potrai voltarti indietro a guardare con rammarico la scia di morti che ti lascerai alle spalle, perchè sarai troppo impengnato ad ucciderne ancora...» Ancora le parole di Shin risuonavano come legge alle sue orecchie.  

 

Lui, che nel corso degli anni l'aveva sempre considerato come un modello da seguire, come una sorta di protocollo-impersonificato a cui attenersi senza lamentele e senza opporre resistenza. Lui che l'aveva idolatrato ed ascoltato come se fosse sempre stato il suo saggio maestro, ora... che ne pensava di quell'uomo?  

 

Avrebbe dovuto continuare a seguire i suoi consigli? Continuare ad uccidere ancora senza provare il più benchè minimo sentimento? Ma, il piccolo Ryo, non era, piuttosto, troppo stanco per uccidere ancora?  

 

Ora che Kaibara da tempo sembrava proprio essersi dimenticato di loro affidandoli alle cure di Hannah e degli altri, ora che la sua figlia naturale era morta... lui rimaneva ancora suo figlio... oppure no?  

 

Kaibara non sapeva ancora che sua figlia Zoe fosse morta. Ryo si chiese se gliene importasse poi più di tanto. Dopo la morte di Annette, sembrava che ai suoi occhi apparissero come due estranei, come due... nemici? Ryo era quasi sul punto di singhiozzare. Cercando invano di reprimere poi quelle lacrime, ma poi un flash e le parole che Lincoln aveva usato la sera prima con lui cercando di confortarlo a causa della grave perdita che il destino gli aveva voluto infliggere.  

 

Lincoln Barrows gli aveva parlato come un padre avrebbe dovuto fare al proprio figlio. Come avrebbe dovuto fare Kaibara. Invece...  

 

«Non cercare con forza di dimenticare il dolore. Non cercare di reprimere e cacciare dentro ad uno dei tuoi cassetti, la tua rabbia. Rancore si unisce a rancore. E crea un muro così alto tra te e gli altri che, un giorno, non riuscirai più a scavalcare. Se continui ad odiare te stesso, se pensi davvero di essere l'unico responsabile di quello che ti accade allora, un giorno, quando ti ritroverai dinnanzi a quella che potrebbe essere l'unica donna della tua vita, avrai accumulato così tanto odio verso il mondo, verso te stesso e verso qualche entità indefinita di destino, che non riuscirai ad amarla come merita. Troppe le ferite del tuo cuore, lei non ne avrà colpa di questo, ma tu cercherai di allontanarla pensando di essere una persona orribile che non sa fare altro che procurare sofferenze agli altri. Che non sa fare altro che uccidere. Che non è capace di provare sentimenti ma solo una forte sete di vendetta e forse di giustizia. Di odio profondo. Di male. Di qualcosa che pensi che possa essere al di sopra di te stesso e che tu non ne hai la capacità nè di domare, nè di controllare, nè di dosare. Non sei tu il responsabile della morte di tua sorella. Per cui, lascia che il rancore, la rabbia ed il dolore scivolino via da questo corpo. Non cercare di trattenerli. Lasciali liberi. Con le lacrime, sferrando pugni o mettendoti al centro della foresta gridando al mondo il tuo dolore. Lasciali andare via, scrollateli di dosso, ma cerca di mantenere sempre la percezione di te stesso. Cerca di non perderti in questo marasma di sentimenti negativi. Una strada c'è sempre. Una via c'è sempre. E non è scalciando via tutti e stando nella più completa solitudine nell'attesa di qualcosa che non succederà mai, non è così che riuscirai a superare ciò che ti è accaduto. Io ti conosco, sei un tipo molto orgoglioso che non ama mostrarsi debole. Nè con se stesso e nè con gli altri. Ma questo tuo atteggiamento potrebbe provocarti infinite sofferenze in futuro. Come ad esempio, pensare di non essere più in grado di amare. E quando arriverai a questo punto, sarà difficile tornare indietro. Così ti chiederai di chi sarà la colpa di questo tuo essere così insensibile. Della persona negativa che pensi di essere diventato, ma che in realtà non sei. E' solo una proiezione di quel muro di rancore di cui ti parlavo prima negli anni ha moltiplicato la sua altezza in modo da impedirti di scavalcarlo. Ma tutto questo è colpa del destino. Noi il destino non lo possiamo indovinare nè prevedere. Certe cose accadono perchè deve essere così. Non ti dico di fartene una ragione, perchè in questo momento sarebbe impossibile. Però cerca di vederla dal lato positivo. Zoe ti sorrideva prima di morire. Era il suo ringraziamento. Pensa alle belle cose che avete fatto insieme. Conservane un bel ricordo e continua a vivere sapendo che lei da lassù ti sta guardando. E lo sai bene che non avrebbe mai voluto vederti infelice. Pensa a questo, Ryo. E pensa che se anche lei non c'è più fisicamente, è sempre nel tuo cuore. Di più non posso fare per te, figliolo. Noi tutti qui ti vogliamo bene e sappi che se dovessi avere qualche problema, noi tutti, siamo qui accanto a te. Sempre e comunque, qui, al tuo fianco.»  

 

Ma nonostante le belle parole di Lincoln che sapeva provenire dal più profondo del suo cuore, il suo dolore non si sarebbe mai placato, non almeno in quel giorno. Ci sarebbe voluto tempo. Molto tempo. Troppo tempo.  

 

Ma le riflessioni sulla sua vita continuavano a perpetuarsi ed ad insidiarsi dentro di lui come una seconda pelle. E di nuovo le parole di Lincoln nel suo discorso conclusivo. Quelle che più gli erano rimaste impresse per la forza della verità con cui erano state pronunciate.  

 

«Puoi essere un soldato valido sul campo, ma prima di tutto sei anche un uomo. Ogni uomo è fatto di carne, ragione e sentimento. Non dimenticarti mai di queste tre cose. Non sei solo carne, Ryo. Sei anche ragione. E primo fra tutti, sentimento. La carne rappresenta la forza fisica. La ragione è la nostra razionalità che ci impedisce di compiere azioni errate o poco adatte in quella precisa situazione od in quel contesto. La ragione è quella che ci fa calcolare i pro ed i contro. I rischi, le eventualità e gli imprevisti. E poi c'è il sentimento. La parte più irrazionale e più vera dell'uomo. La parte che ci fa sorridere, che ci fa innamorare, che ci fa stare meglio o peggio a seconda dei casi. Ma non è una parte da ignorare, da reprimere o da tenere celata per farsi vedere più forti, più tenaci. Ed è in questo che molti cascano. Il sentimento deve andare di pari passo con le altre costanti, rivelandosi e svelandosi quando serve. Non dimenticare. Carne, ragione e sentimento.»  

 

 

 


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